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Cercatemi e fuoriuscite: punto nevralgico di un problema critico non ancora approdato a una soluzione decisiva, la poesia di Amelia Rosselli (Parigi, 1930 - Roma 1996) è una lirica dalla pronuncia del tutto inassimilabile a quella dei contemporanei, testimonianza di una visione inedita del mondo che esige di essere riconosciuta come tale, senza compromessi o risarcimenti dialettici. Biograficamente e culturalmente "straniera", e pure in profonda, sorprendente intimità con il proprium sonoro, logico e associativo di ogni lingua, Amelia Rosselli "sperimenta con la vita" il proprio corpo a corpo con il linguaggio della poesia tradizionale, intessendovi alacremente i "rapporti più armoniosi" e i "rapporti più dissonanti" tra le parole, forzando il confine tra matericità e simbolicità del segno con la violenza di inaudite, incandescenti analogie. Questo libro si propone di illuminare le domande sollevate dalla lirica rosselliana: una poesia intertestualmente onnivora, in cui è proprio la più "sbracciata e impudica" esibizione di divaricati materiali citazionistici (da Dante a Montale, da Rimbaud a D'Annunzio a Trakl) a rovesciarsi in orgogliosa e sibillina reticenza.